Montagna o mare nell’estate del Coronavirus ?

L’estate del coronavirus: meglio al mare o in montagna?

Per quest’anno, non cambiare, stessa spiaggia stesso mare… La canzone di Piero Focaccia è datata 1963, ma per la prima volta dopo quasi sessant’anni potrebbe non essere più attuale per milioni di italiani: che ne sarà delle nostre vacanze al tempo del coronavirus?

Ad oggi, è presto persino per dire se le faremo o meno, visto che stiamo solo lentamente uscendo dalla quarantena più stretta e che difficilmente entro 2-3 mesi si tornerà ad una piena normalità. E mentre gli operatori del turismo si sono già rassegnati a perdere la stagione, gli italiani che se lo potranno permettere si interrogano: dove sarà più sicuro andare, se possibile? Mare o montagna?

Al momento, a bocce completamente ferme, la seconda ipotesi sembra la migliore, per due motivi: la montagna offre spazi aperti più ampi, l’ideale per mantenere il distanziamento sociale che con ogni probabilità sarà ancora necessario a luglio e agosto.

Il turismo alpino, che solo d’inverno rappresenta l’11% del comparto nazionale e dà lavoro a 400 mila persone, ha visto un crollo del giro d’affari del 40% rispetto all’anno scorso. Nulla a che vedere comunque con quello che sarà il saldo 2020 di tutte le strutture alberghiere italiane, attese secondo le stime CNA e Assoturismo da un -73%, che Federalberghi ritiene persino ottimistico.

estate vacanze coronavirus

“Nel periodo marzo-settembre gli alberghi in Italia realizzano l’80% del loro fatturato annuo, che complessivamente è di 20 miliardi. Se consideriamo che a marzo e aprile il calo sarà del 95%, che in estate si ricomincerà a vedere solo parte dei viaggiatori italiani, e che per vari motivi mancherà la quota di stranieri (di solito il 50%), lo scenario potrebbe essere ancora peggiore di quello finora stimato”.

Ma dunque, se potremo, dove sarà più sicuro andare? La montagna sembra l’ideale e il Trentino Alto Adige, ad esempio, è già pronto a giocare le sue carte: enti e operatori turistici confidano nella possibilità di riaprire intorno al 1° luglio, contingentando gli arrivi nelle strutture ricettive, anche se resterebbe il problema degli impianti di risalita, già chiusi d’inverno per contenere il contagio e di solito aperti (e importanti) anche d’estate.

“Farli andare con meno persone non sarebbe conveniente – spiega una fonte dell’Ente Turismo della Provincia Autonoma di Trento -, a quel punto meglio tenerli chiusi”. La cautela del resto è d’obbligo, visto che sulle Dolomiti buona parte della clientela arriva dalla contagiatissima Lombardia e dal Veneto.

Al momento le prenotazioni sono ancora ferme in attesa di capire meglio che ne sarà dei nostri spostamenti estivi, ma una cosa pare certa: non ci sarà il temuto aumento dei prezzi. “Assolutamente no anzi, ci saranno i saldi pur di salvare il salvabile”, confermano dalla Provincia di Trento.

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Quello che è certo è che le vacanze, se vacanze saranno, saranno vacanze “di prossimità” e quindi sicuramente dentro i confini dell’Italia e possibilmente a corto raggio. Per questo una serie di associazioni e tour operator hanno lanciato la campagna #RipartiamoDallItalia, invitando tutti a scegliere le mete del Belpaese.

“Non esiste una vacanza più sicura di un’altra, contano le condizioni in cui si viaggia e le precauzioni. Quest’estate ci aspettiamo una forte richiesta sull’Italia, per cui stiamo già lavorando per offrire ai clienti viaggi e proposte in sicurezza. Ma ogni altra interpretazione è prematura”.

Difficile dunque dire se sarà mare o montagna, ma vanno fatte due considerazioni. Le montagne italiane non sono più incontaminate e poco frequentate come in passato: da tempo, grazie ai forti investimenti per valorizzare il territorio anche fuori dalla stagione sciistica, quella in quota non è più una vacanza di nicchia. Un po’ per scappare dall’afa delle città, un po’ perché si sono moltiplicate le offerte, ma già l’anno scorso era scoppiato il caso sull’invasione delle Dolomiti: centinaia di impianti aperti come a Natale, +34% di turisti, picchi del +40% per le cabinovie che salgono dai fondovalle in Alto Adige, Veneto e Trentino, automobili ammesse ovunque tra mille polemiche, con ingorghi e assembramenti anche in alta quota. Del resto, causa coronavirus sono state persino fermate le spedizioni sull’Everest…

Fonte: Firstonline.info