Chat ed incontri online al tempo del Coronavirus

Come in ogni aspetto della quotidianità, tutto passa ormai dalle videochat: le app corrono ai ripari e lanciano nuove funzionalità visive o vocali. Mentre la teledildonica è ormai dietro l’angolo.

COME si fa il dating, e tutto il resto, in tempi di quarantena? Come tutti gli altri aspetti della quotidianità in cattività casalinga: con una scorpacciata di video. Dopo una prima, comprensibile fase di assoluto disorientamento – dopo tutto, quei servizi servono a far incontrare fisicamente le persone – e di necessari inviti a ‘fare virtualmente, per il momento’ (questo l’appello di Whitney Wolfe Herd, fondatrice di Bumble), le piattaforme del settore hanno iniziato a proporre delle alternative.

I numeri, d’altronde, erano e continuano a essere piuttosto complicati e i titoli in borsa al ribasso (un’azione del colosso Match costava oltre 92 dollari a metà gennaio, oggi 63 dopo una lunga altalena). Raccontava l’Agi che per esempio per Tinder, l’app regina controllata proprio dal gruppo statunitense, dopo un ottimo inizio del 2020 ha ovviamente registrato una flessione a marzo, sia come download dell’app che come fatturato.

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Un’altra idea la danno le classifiche dei download su iOS e Android del sito di analisi App Annie: ai primi posti fioccano quasi esclusivamente programmi per le videoconferenze un po’ il tutti i mercati, da Zoom a Google Hangouts Meet fino a Houseparty, Google Classroom o Microsoft Team, farcite ad altre di cucina. In Italia, in particolare, al 26 marzo la classifica delle applicazioni gratuite per iPhone diceva Disney+ (lo streaming di Topolino che è appena partito), Zoom, Hangouts Meet, Houseparty, Skype, Tik Tok, Classroom, Jeetsi Meet, Teams. E poi qualcosa per allenarsi, giochi, video in streaming e documenti. Fine. Non ce n’è una di dating fra le prime cinquanta, mentre Tinder rimane alla settima piazza fra quelle che incassano di più. In quella chart spuntano anche Badoo, Lovoo e la storica Meetic.
 
Come fare? Allineandosi all’obbligo dei tempi: tutto a distanza. Anche le potenziali relazioni. Una soluzione, come racconta Mit Tech Review, è stata quella di Coffee Meets Bagel. Il cofondatore, Dawoon Kang, ha pensato di proporre agli utenti dei videoincontri da 10 a 15 partecipanti moderati da un rappresentante del gruppo. Chi sia interessato a qualcuno incontrato nel meeting, come si comprenderà impostato un po’ in chiave speed date digitale, può scrivere all’incaricato della piattaforma e, se le cose sembrano girare, questi li metterà in contatto. Meglio di niente.
 
We daten meer dan ooit online: waarom en werkt het ook? - Het ...
 
Il punto è ovviamente che le regole (e il galateo) si stanno ribaltando. Se chiamare o concedersi a una videocall, prima del “lockdown”, sembrava eccessivo per cui si procedeva fondamentalmente per chat e semmai scambio di foto spesso poco credibili, in preparazione di un eventuale incontro dal vivo, adesso è tutto il contrario. E per certi versi perfino più immediato. Once, per esempio, l’app che propone un solo contatto ogni 24 ore, ha sviluppato una nuova funzione live-video per permettere ai propri utenti di continuare a interagire e conoscersi in sicurezza. La nuova funzione sarà disponibile gratuitamente a partire dalla prossima settimana. In pratica, se il match viene ricambiato ed entrambi gli aspiranti partner prestano il loro consenso, sarà possibile avviare la funzione per continuare la conversazione via video-chat. E tanti saluti alla cena, all’aperitivo o alla serata in un locale. Tutto dal salotto, o da qualsiasi stanza preferiate.
 
A fiutare subito la situazione – e ad accelerare il lancio delle funzionalità di videoincontri – era stata già all’inizio di febbraio JWed, un’altra dating app rivolta ai single ebrei. Poi è arrivata appunto Bumble, con feature video e vocali che consentono alle persone di conoscersi quanto più possibile senza, ovviamente, vedersi di persona. Secondo molti addetti ai lavori, al netto dell’emergenza più immediata, queste saranno le formule obbligate del nuovo dating per le prossime settimane e forse mesi. Per cui di soluzioni, più o meno raffinate, ne arriveranno molte altre. “All’inizio, le persone pensano di non apparire molto bene – ha spiegato Kang – ma alla fine ci provano, specie quando realizzano che non potranno incontrare nessuno dal vivo per un bel po’ di tempo. E una volta che ci provano, sono portati a ripetere”. Insomma, alla fine ci si abitua a tutto.
 
 

Fonte: Repubblica.it