Come guidare la MTB in discesa

La pratica è la cosa migliore ma senza un aiuto si arriverà più lentamente a una gestione ottimale della bici, in particolare per quanto riguarda la postura, lo sguardo, l’uso dei freni e la distribuzione del peso.

Ciò che conta, anche se non sembra, è studiare e studiarsi, con foto, video e utilizzando qualsiasi mezzo a disposizione per fornire più informazioni possibili al nostro cervello riguardo la tecnica corretta da adottare di volta in volta.

 

Distribuite il peso

Siate certi di usare tutta mobilità che il vostro corpo dispone per muovere il vostro peso sulla bici, cercate di capire fino a che punto si può avanzare o arretrare dalla “posizione di attacco“, cioè: sguardo avanti, gomiti larghi, gambe leggermente piegate, caviglie rilassate, piedi pari e peso centrale.

Le caviglie sono fondamentali per far sì che il peso si sposti lungo l’asse longitudinale della bici, guidare con i talloni bassi e le caviglie”morbide” è fondamentale per abbassare il baricentro e guadagnare escursione nelle nostre “sospensioni umane”, cioè le gambe.

un rider che affronta un tratto in discesa sulla sua mtb

Mark Beaumont nella perfetta posizione in discesa: sguardo avanti, gomiti larghi, braccia flesse, busto eretto, gambe piegate, piedi pari e caviglie “morbide”.

Neil Donoghue parla inoltre di un “arco di movimento” dalla posizione di attacco a quella arretrata da utilizzare nei tratti molto ripidi, dove ci si sposta all’indietro per mantenere il nostro peso centrato fra le ruote, fino a sfiorare la ruota con i pantaloncini nei punti con forte pendenza.

Attenzione, stiamo parlando solo di brevi momenti su pezzi davvero ripidi, mantenere una posizione arretrata tutto il tempo è controproducente in quanto togliamo peso e aderenza alla ruota anteriore, e quindi la possibilità di sterzare e frenare.

Per avere più mobilità ovviamente bisogna abbassare la sella o usare un reggisella telescopico.

Ricordatevi, più rilassati e mobili siete sulla bici, più vi divertirete!

Usate i freni

Usare i freni nel downhill è un’arte e come tale va appresa con molta pratica e sensibilità.

Non affrontate dei tratti ripidi a tutta velocità, rallentate, portate lo sguardo avanti, controllate il sentiero, scegliete la traiettoria migliore e proseguite.

Se sentite di poter andare più veloci, lasciate andare i freni e cercate sempre di uscire più rapidi di quanto siate entrati, specie se dopo la discesa abbiamo un tratto in piano o una salita, che avremo già visto perché stiamo guardando avanti.

Neil afferma che sempre grazie ai talloni abbassati e il peso leggermente arretrato potremo usare la ruota posteriore per rallentare nelle curve e nelle sezioni in contropendenza, in modo da alleggerire il freno anteriore e garantire più grip alla ruota anteriore: non mi trovo completamente d’accordo su questa affermazione in quanto se presa alla leggera può portare i neofiti ad arretrare in maniera esagerata e perdere il controllo dell’avantreno e della situazione.

Diciamo che è proprio un “consiglio da pro” per coloro che hanno già una notevole dimestichezza con la discesa e l’uso dei freni.

Scegliete le linee

Cercate di avere “flow”, cioè la fluidità e scegliete in anticipo le linee: è la chiave per divertirsi e non rischiare brutte sorprese. Come fare? Guardate avanti.

Ciò diventa una questione di pratica, col tempo avrete interiorizzato la gestione di postura, freni e pesi e potrete guardare così avanti da “visualizzare” istantaneamente le linee e scegliere quella migliore. In questo caso girare con chi sappia scegliere buone linee è fondamentale

Seguite altri rider

Questo, come appena accennato, è uno dei consigli migliori per portare le vostre capacità su un altro livello. La cosa fondamentale è che non siano rider molto più veloci di voi, altrimenti rischiereste solo tanti errori e magari anche peggio, di cadere e farvi male. Devono essere piloti del vostro livello o leggermente superiore, ancora meglio se conoscono alla perfezione il trail dove state girando, in modo da mostrarvi le linee migliori e la loro interpretazione.

Come sempre, la regola di non guidare troppo vicino a chi ci sta davanti è importantissima, quattro o cinque metri di spazio ci permetteranno una visione ottimale e una sorta di anticipazione di ciò che dovremo fare (e il tempo di fermarsi se il nostro amico dovesse sbagliare qualcosa!).

Pompa le transizioni

foto di un atleta in sella alla sua mtb

Neil Donoghue ci mostra come assorbire la rampa di un gradone: posizione accucciata ma sguardo avanti. “Lower” significa “abbassare”.

“Pompare” è uno degli esercizi con più richieste di spiegazioni anche nei corsi che teniamo alla Gravity School, la scuola di mountain bike per cui lavoro, ed è un’abilità che, una volta acquisita, trasforma la guida in maniera incredibile.

Si tratta essenzialmente di sfruttare il nostro corpo e lo spostamento dei pesi sulla bike per acquisire velocità.

Come farlo: sulle piccole salite che dossi, radici o sezioni di pietre presentano si tira il manubrio verso il corpo e si alleggerisce la bici spostando il peso verso l’alto.

Appena passata la ruota posteriore sull’ostacolo si schiaccia la bici verso il basso, si trasferisce cioè il nostro carico dai piedi (posizionati in maniera “pari”) attraverso i pedali e il movimento centrale fino alle sospensioni e alle ruote.

Questo “pompare”, se eseguito con la tempistica corretta, genera velocità in sezioni piatte e dissestate, ci consente di non pedalare e magari colpire una roccia col pedale. Fa risparmiare energia, permette di mantenere la velocità e aiuta a restare pronti e attivi per qualsiasi cosa ci si presenti di fronte.

Una guida di questo tipo ci aiuta a “spianare” il trail anche quando ci sono dossi, buche e asperità usando sempre il “pompare” e il movimento attivo del corpo:

Per farlo bisogna accucciarsi, piegando braccia e gambe sulla sommità dei gradoni (foto sopra, “Lower”) e schiacciare la bici in basso non appena questa passa l’ostacolo (foto sotto, “Push”). Più si va veloci e più la rapidità di esecuzione di questi movimenti è fondamentale.

foto di un rider che supera un ostacolo con una mtb

Non appena passato l’ostacolo, Neil spinge la bici in basso. La testa rimane come appesa a un cavo, sempre alla stessa altezza da terra.

Per capire a cosa può portare una tecnica impeccabile, una gestione dei freni sublime e l’arte di pompare la bici su qualsiasi asperità guardate la run di Aaron Gwin a Leogang nel 2015 dove vinse la tappa di Coppa del Mondo senza la catena!

Fonte: mountainbike.bicilive.it